Sinus Pilonidalis.

Colpisce soggetti giovani, soprattutto di sesso maschile, e costringe spesso a lunghe assenze dal lavoro; è inoltre gravata da un’alta morbidità a causa delle possibili complicanze infettive e di quelle, se pur rare, neoplastiche.

A cura del Prof M.G.Muzi

La Patologia Pilonidale

Il Prof. Muzi, propone sulla base dell’esperienza clinica personale una nuova metodica di trattamento chirurgico: la tecnica di Muzi.

Patologia di non trascurabile incidenza, in Italia 20mila casi anno.
Il prof. Muzi propone una “tension free primary closure”.

Colpisce soggetti giovani, soprattutto di sesso maschile, e costringe spesso a lunghe assenze dal lavoro; è inoltre gravata da un’alta morbidità a causa delle possibili complicanze infettive e di quelle, se pur rare, neoplastiche.

È un’affezione di natura benigna, con localizzazione più frequente a livello della regione sacro-coccigea. Consiste in un processo infiammatorio cronico, caratterizzato dalla presenza di uno o più orifizi in comunicazione con una cavità, contenente peli e detriti cellulari, che generalmente si ramifica nel tessuto sottocutaneo determinando la comparsa di ascessi e tragitti fistolosi.

L’orifizio sarebbe causato da uno o più peli che si accumulano sia per la peculiare localizzazione anatomica, sia per un vero e proprio meccanismo di “aspirazione ” causato dai movimenti corporei di sfregamento con ipertrofia dei follicoli piliferi. Il follicolo ipertrofico che ne risulta si infetta con facilità, esitando dapprima in un ascesso sottocutaneo ed, infine, cronicizzando nel sinus pilonidalis propriamente detto.


La sede tipica è la regione pre-sacrale con gli orifizi localizzati nel solco intergluteo ad almeno 4-8 cm dall’ano. Nella maggior parte dei casi il processo flogistico è diretto cranialmente. Non è infrequente, 7%, una localizzazione perianale che rende necessaria la diagnosi differenziale con la fistola anale.altre localizzazioni: solco retro auricolare, regione nasale, spazio interdigitale, ascella, ombelico, regione vulvare e peniena.

Riassumendo presenta 3 fasi:
Cisti non infetta: piccola tumefazione sottocutanea, con o senza secrezione e può essere o meno presente un piccolo orifizio fistoloso.
Ascesso acuto: tumefazione dolente e arrossata per infezione della cisti con abbondante pus e febbre. Può essere la prima manifestazione di una cisti pilonidale o la complicazione di una fistola cronica.
Fistola cronica: dà luogo alla fuoriuscita di secrezione di pus e/o sangue in maniera continua e intermittente.


Sintomatologia:

Asintomatico

oppure:
Calore
Dolore
Eritema
Edema
Febbre
Fuoriuscita di liquido sieroso, purulento, maleodorante, commisto a sostanza caseosa e peli
Malessere

La sintomatologia può essere scarsa e manifestarsi con un senso di fastidio in regione sacrale associato ad episodi di secrezione siero-ematica/purulenta di modesta entità.


Complicanze:

infezione
ascesso per ostruzione dei tramiti fistolosi
formazione di altri tramiti fistolosi in regione glutea
sintomatologia acuta e debilitante con emissione frequente di materiale sierocorpuscolato o purulento.


Diagnosi:

visita chirurgica


Terapia

fase acuta:

– incisione e drenaggio, raccolta ascessuale.

fase cronica:
  1. Trattamento conservativo:
    • iniezione locale di fenolo
    • iniezione locale di colla di fibrina
  2. Trattamento chirurgico:
    • chiuso: trasposizione lembi cutanei
      • Escissione romboide sec. Limberg
      • Escissione e chiusura lembo scorrimento Karidakis
      • Escissione plastica Z
    • chiuso: sutura diretta
      • A tutto spessore
      • Tension free:
      • Adottando la nostra tecnica “tension free primary closure” tutti i pazienti sono stati dimessi dopo 4 ore dall’intervento chirurgico, che si esugue in regime di Day surgery. È una tecnica semplice e d efficace, che riduce lo stress e il disagio per il paziente con tempi di ritorno alle normali attività lavorative assai contenuti. I risultati estetici sono buoni con piena soddisfazione del paziente. Dolore post-operatorio riferito estremamente basso. Percentuale di deiscenza della ferita 1,1%.
  3. Trattamento chirurgico:
    • aperto:
      • Guarigione per II intenzione : escissione e/o marsupializzazione.

Insufficienza venosa cronica degli arti inferiori

Incidenza

  • Vene varicose: pazienti che si rivolgono al medico  per problemi venosi  8-10 %
  • Insufficienza venosa cronica  2 %
  • Ulcere venose  0,3 %

Il Prof. MG Muzi, specialista anche in Chirugia Vascolare, si occupa da diversi anni anche  trattamento delle Varici Venose.

Le Varici Venose consistono in un’alterazione permanente della parete venosa, sostenuta da processi degenerativi delle tonache che la costituiscono, caratterizzata da allungamento e torsione del vaso e da alterazioni morfo-funzionali degli apparati valvolari.

I fattori predisponenti comprendono:

  • Età
  • Sesso (prevalenza tra il sesso femminile 50-55%, tra il sesso maschile 10-55%)
  • Razza caucasica

I fattori scatenanti comprendono:

  • Prolungata stazione eretta
  • Obesità
  • Estrogeni

La prolungata stazione eretta e l’obesità esercitano una pressione continua sul sistema venoso degli arti inferiori. Normalmente le vene sono in grado di sopportare notevoli variazioni pressorie senza subire alterazioni; se lo stato ipertensivo diventa stabile si ha la sostituzione della componente muscolo-elastica con tessuto sclerotico motivo per il quale si ha una dilatazione (varici).

Classificazione:

  • Primitive
  • Secondarie:
  • Post-trombotiche
  • Da fistole artero-venose
  • Da compressione (statiche; dinamiche)
  • Post-traumatiche
  • Sindrome di Klippel-Trenaunay (nevi cutanei + varici+ osteoipertrofia)
  • Sindrome di Parkers-Weber (nevi cutanei + varici + osteoipertrofia + fistole artero-venose)

SINTOMI:

  • Stato di tensione degli arti inferiori
  • Pesantezza, facile affaticabilità degli arti inferiori soprattutto la sera; sintomi questi che scompaiono dopo il riposo o camminando.
  • Crampi muscolari, principalmente a carico del gastrocnemio (polpaccio) che si manifestano a riposo.
  • Edema perimalleolare e del piede, dopo prolungata stazione eretta.

COMPLICANZE :

(legate alla persistenza dell’alterata dinamica venosa)

  • Dermatite
  • Varico-flebite o trombo-flebite
  • Ulcera varicosa

OPZIONI TERAPEUTICHE:

  • Dieta, attività sportiva
  • Terapia farmacologica
  • Elastocompressione: usando calze elastiche che si oppongono alla dilatazione del vaso e all’ipertensione legata- durante la deambulazione- al passaggio, di sangue dal circolo profondo a quello superficiale.
  • Terapia sclerosante: trattamento estetico, consiste nella somministrazione di una sostanza irritante nel vaso, inducendo una flebite chimica che poi va incontro a riparazione con fibrosi che causa la retrazione della parete fino al collabimento. È indicata nel caso sia interessati piccoli vasi.
  • Terapia chirurgica: a cui si ricorre in caso di sintomi di stasi venosa o in presenza di complicanze.
  • Stripping, consiste nella deconnessione del vaso insufficiente e nella sua rimozione meccanica attraverso una sonda passante per il lume del vaso.
  • Laser, consente una termo ablazione venosa.


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